Recensioni sull'artista Sabina Romanin

    L'idea che ogni nervatura dell'esistente sia quantificabile con un tratto pervade la ricerca di Sabina Romanin, impegnata ad affidare all'incisione soprattutto il senso di piena appartenenza al mondo della natura.

    Il segno è elemento generatore di eventi figurali che, nello spazio teso tra il bianco e il nero, parlano il linguaggio di una naturalità, rivestita a nuovo dall'occhio indagatore dell'artista.

    Tra i corpi vegetali e la superficie si innesca un meccanismo di parcellizzazione dello spazio che induce l'occhio ad allontanarsi dal momento della leggibilità ambientale per assumere significati ulteriori, quelli di una realtà fantastica immaginata nella sequenza di scatti, che fissando fattori di articolazione dinamica dell'opera stessa.

    Sabina Romanin sembra ritrarre momenti e aspetti del mondo fisico, dentro iquali traccia coordinate per una fuga emblematica in un territorio dell'altrove; qui le regole dello spazio logico si frantumano in una diversa proposizione del mondo, vincolato ai ritmi della sostanza fantastica.

    In tale processo Sabina Romanin resta ancorata alla necessità di scandagliare il valore del segno , secondo i moduli di un preciso indizio paesistico.

    È una via per trascendere la realtà rappresentata è configurarla in un ambito di segrete cadenze, più prossime all'evidenze del pensiero che non a quelle del reale: la corteccia di una betulla, per esempio è anche un gioco di astrazione in cui si rincorrono zone d'ombra e di luce, un modo per inarcare tra sé e il cielo le creature di un universo familiare, elette per l'occasione a protagonisti di accadimenti in bilico tra necessità di aderire al vero e la vocazione a inventarsi sempre nuove determinazioni fenomeniche.


    ENZO SANTESE