E’ una pittura che sconfina nella scultura quella di Graziella Ranieri, la sua parola d’ordine è riutilizzare l’inutilizzabile.
Dialoga con gli oggetti che, distribuiti ed assemblati su un pannello, vanno a raccontare ciò che l’artista sente nel profondo del suo cuore, nella sua mente; il loro colore, la forma, la loro storia … piccoli particolari che colpiscono la sua attenzione, che le chiedono di essere compresi per quello che sono, di essere inseriti nel discorso artistico, di trasmettere emozioni e sensazioni.
Da un impasto di cemento ecco che spuntano fuori soggetti e forme dai significati profondi; a questi si aggiunge la pittura che non è mai troppo invadente, lascia un velo di mistero, il tempo che passa e che tutto trasforma, affiorano i ricordi del passato.
Attenta osservatrice del mondo che la circonda Graziella Ranieri affronta temi forti, come la vita e la morte, ma anche l’amore, i sogni , la riflessione sulle esperienze umane, ricostruisce l’esistenza.
La materia, i segni i colori acquistano una loro personalità; frecce che indicano una direzione che non è necessariamente quella giusta , tubi di rame annodati che sottolineano i percorsi della mente umana e ne giustificano i gesti a volte sbagliati o i desideri puramente materiali
Un simbolismo sottile, elegante e raffinato emerge da queste opere
E’ la volontà di mescolare passato e presente, di recuperare attraverso i materiali, il ricordo di ideali ormai perduti di far rivivere vecchie emozioni, di raccontare come cambia la vita, come va avanti, come supera la dimensione del tempo…
Prof. Roberta Filippi (Artetivulab)
C’è una profonda e interiore volontà di sperimentare i materiali più vari nel lavoro di Ranieri, un acuto senso di appartenenza alla materia legno e al metallo. L’autrice coglie frammenti metallici e li colloca nello spazio ligneo distribuendoli in quel territorio che più che valenza materica rappresenta spazio di pensiero. Suggeriamo di scoprire innanzitutto, per questa artista, l’urgenza di recupero dei materiali: legno e ferro, metalli, frammenti di oggettualità, tutto quello che può essere gettato può essere recuperato.
La nostra civiltà è sprecona, sembra sottolineare l’autrice, la nostra cultura è quella che getta, che butta, che mette da parte senza curare, senza dare importanza, la civiltà di accantonare per distruggere.
Eppure sottolinea Ranieri, è opportuno anche conservare, tenere, raccogliere, riutilizzare. La nostra cultura dovrebbe riconsiderare il riutilizzo, una formula esistenziale che consenta il recupero, il senso del riproporre forme e sostanza nuove, anche se hanno fatto parte di altri contesti per i quali oggi l’utilizzo è diventato improponibile o impossibile. Così come non è legittimo gettare ogni cosa, ma di contro da ogni cosa ricavare nuova occasione di recupero, sottolineature, rimandi, è altresì necessario riappropriarsi di pensieri, sentimenti, richiami che appartengono al passato della memoria individuale e collettiva.
E’ la memoria individuale ciò che maggiormente stimola Graziella Ranieri.
Il ritorno all’infanzia, ai ricordi di vita, alle riflessioni che riportano alle tante esperienze umane.
E allora ecco acquisire vestimento questa oggettualità che non è più disordinata occasione di materia, ma lucida ricostruzione di esistenza, carica simbolica inconfessabile. Quest’ultima espressione rimane fondante l’esperienza creativa dell’autrice, c’è nel suo lavoro un quid segreto, un sottile e intimo comunicare per segni e colori, per materia, cuoio, legno, metallo, ma in misura intima e personalissima, quasi nascosta.
Una creatività che è pudore, che è riservatezza, ma allo stesso tempo vigorosa volontà di partecipare ad un processo creativo con un entusiasmo che va al di là di ogni valenza programmatica, intuizione, fuga in avanti alla scoperta di come si accosta materia a materia, emozione ad emozione.
Credo che la creatività di Graziella Ranieri sia un processo molto privato.
Perché la creatività è una forza che sradica, ma anche un soffuso sentire e un timido comunicare.
Un’ulteriore considerazione, questa oggettualità di confine tra il pensiero della scultura e quello della pittura presuppone una materialità che rivendica quasi il piacere di essere toccata, sfiorata, ascoltata. Il piacere di sfiorare la materia che usa è una soglia di ascolto, sentire la mano a contatto con cuoio o ferro o legno, è uno dei piaceri che l’artista vuole comunicare e vuole condividere con chi si avvicina alla sua opera d’arte. Ed ecco che la creazione diventa allora una specie di comunione intellettuale
Prof. Vito Sutto - Critico d’arte
La pittoscultura di Graziella Ranieri è la linfa dalla quale affiorano emozioni, sentimenti ed avvenimenti che si intrecciano tra passato e presente in un contesto solidale di colore e materia.
Lo sguardo viene rapito dall’uso di una tecnica dall’apparenza sofisticata e “tentatrice” poiché induce l’occhio ad assemblare i diversi elementi per conferire un significato sublime all’opera. La curiosità spinge a toccare con mano quegli oggetti dimenticati …figli di una “memoria perduta”.. che l’artista ha disteso sul pannello e con profonda dedizione gli ha regalato un’anima. Nessun frammento è stato scelto a caso e trascurato, alla base vi è un’accurata ricerca della tematica ed un’interpretazione personale della realtà che parte dal cuore: un cuore dedito soprattutto alla salvaguardia dell’ambiente che ci circonda e ci permette di vivere.
I soggetti rappresentati risultano chiari e conformi alle tonalità utilizzate; nella maggior parte dei casi si nota una patina grigio-nera che costituisce un’impronta nebulosa del passato, fatta di ricordi, fantasie e spensieratezze giovanili che riappaiono ed impreziosiscono la nostra esistenza.
Graziella Ranieri è un’artista in continua ascesa, capace di mescolare tradizione ed innovazione senza sbavature, contrappone ai temi di attualità le fasi evolutive del genere umano accentuandone la psiche.Traspare in arte celebri rievocazioni poetiche e lo fa in chiave moderna; decanta la femminilità enfatizzandone le qualità fisiche, razionali e la forte personalità… I capolavori che ne derivano sono distinti da grande maestria e raffinatezza ed offrono allo spettatore uno stimolo non solo intellettivo ma anche emotivo.
Dott.ssa Emanuela Cuccaroni - Critico d’arte contemporanea