LeoNilde Carabba e la Light Art
“L’Arte è entrata nella mia vita con la forza di una rivoluzione assoluta. Ero ancora al liceo internazionale ed ho capito subito che niente sarebbe più stato come prima. Avevo trovato un centro. Una ragione per esistere. Diventare Artista è stato poi un processo lungo e travagliato, con battute d’arresto e crisi, ma il dubbio non si è mai inserito, neppure nei momenti più difficili, in questo costante processo evolutivo che mi ha portata dal Buio alla Luce. E quando parlo del buio mi riferisco alle opere dei primi anni ‘60, ben rappresentate dal catalogo della mostra presentata da Baj, Crippa e Fontana al “Cenobio-Visualità” di Milano nel 1964. In queste opere si sente l’influenza di Antonio Recalcati, che avevo conosciuto e frequentato all’inizio della mia avventura, così come si percepisce l’influenza di Jean Dubuffet, che avevo visto in una mostra a Parigi. Queste opere rappresentano bene il tormento interiore in cui mi aveva gettato una difficile situazione familiare” (Da intervista nella rubrica Storie & Storie “in viaggio con LeoNilde Carabba” di Fabio Agrifoglio e pubblicata il 22 Settembre 2016 sul sito web Collezione da Tiffany).
I primi esperimenti con la luce di L. Carabba, iniziano nel 1966, giungendo ad ottenere – mediante l’uso di microsfere di vetro – una superficie ad intensità luminosa e senza bisogno di mezzi meccanici, che diviene variabile in base all’angolo visuale di chi osserva. Negli anni successivi, sperimenta sempre più materiali diversi come i colori fluorescenti, fosforescenti e luci di wood, laser, creando così preziosi tableau, cangianti rivelando il suo concept artistico, coerente con la sua personalità di donna carismatica e profondamente intellettuale. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e testi critici tra cui si segnalano quelli di Riccardo Barletta (1969): “… lo spettatore, dato che alcune zone sono trattate con impalpabili sfere catarifrangenti incorporate nel colore, è costretto non a una contemplazione statica, ma ad interagire con la luce e Pierre Restany (1985): “… basta dedicare un attimo di attenzione alla morfologia lirica del linguaggio di LeoNilde Carabba per intuire questa verità
evidente … questo tipo di pittura si fa con la pelle, con il cuore, con il sangue…”
Molte parole sono state dette sulle opere e sulla vita di LeoNilde Carabba, artista con un bagaglio di esperienze importanti tanto da essere considerata tra le più grandi artiste del XXI secolo. Eppure, nonostante la sua lunga carriera, costellata di eventi e di grandi amicizie – penso a Christo e Jeanne-Claude, Lucio Fontana, Carla Accardi, Piero Manzoni, Tancredi, per citarne alcuni – la Carabba ha instaurato un rapporto molto più autentico nel campo dell’arte: quello con sé stessa, sperimentando la sua vita attraverso il colore e la ricerca interiore. Questo suo incedere nella ricerca creativa ed espressiva , l’ha portata che la differenzia dai suoi contemporanei: tutto parte dalle analisi di matrice Junghiana e dal suo interesse verso il simbolo e la spiritualità, in linea con il suo essere donna e artista insieme.
Il “matrimonio mistico” – dichiarato nelle sue citazioni poetiche – diviene momento fecondante del suo stesso nome “LeoNilde”, composto da una radice maschile (Leo) e una femminile (Nilde) e teso a sottolineare il suo destino. Due nomi o due differenti esseri che si incarnano in maniera fluida in una singola persona, e che si “sposano” in un viaggio alchemico che rivela le diverse sfaccettature dell’essere umano. Il “Movimento delle donne”, diviene per lei, un trait d’union e successivamente un percorso iniziatico alla ricerca del sé nelle sue scelte di vita, con l’obbiettivo di esprimere le proprie emozioni attraverso l’Arte e affinare sempre più, le capacità di pensiero. Una rinascita attraverso una “madre simbolica” che diventa amica solidale con la sua natura e che alimenta nell’artista – anche attraverso lo studio dell’astrologia – la passione verso concetti più intellettuali e profondi; da cui nasce un’opera come “La Stella Polare e l’Albero della Vita” – presentato per la prima voltga alla mostra “Misure Celesti”, a cura di Viola Lilith Russo per D’ARS alla ex-chiesa di San Francesco a Como – e a cui seguirono altre opere dedicate agli Arcangeli della Cabalà. Fu nel 1974 che un gallerista di Bergamo le rescisse un contratto perché la Carabba non era d’accordo a mantenere uno stile riconoscibile nell’ambito dell’Optical Geometrico.
Per LeoNilde, che iniziava a “ri-conoscersi” in uno stile successivamente chiamato “il viaggio alchemico” non era certo pensabile di frenare la creatività, con la moltiplicazione schematica delle opere di moda in quegli anni.
Il suo era un percorso inconscio ma consapevole, cioè quello di attraversare un labirinto in cui è facile perdere le coordinate, e l’idea di poterlo percorrere con i propri piedi è stato più gratificante, permettendo all’artista di processare nuove segmenti di vita e nuove geometrie visuali, che nel tempo hanno scandagliato la sua percezione dell’opera d’arte e della vita. E così ha iniziato una ricerca lontana anni luce dai modelli monocromi e rifrangenti del passato, per valorizzare ogni aspetto stilistico: dall’idea alla forma, dalla materia al colore sperimentando la dualità tra buio e luce, tra vuoti e pieni, in un continuo gioco di echi e richiami, in un fiume di prospettive e di modulazioni sonore, per giungere infine alla Light Art, in cui ella si riconosce attivamente.
D’altronde, la meditazione e la pratica di discipline olistiche, porta l’artista ad una maggiore concentrazione: vivendo, quindi, una condizione energetica che le favorisce la massima espressione del proprio talento, raggiungendo performance di eccezionale valore. Dallo stato di trance alla sensazione di ritmo, dal colore al suono, le sue opere si propagano come “esseri autoctoni di luce” che vivono in una dimensione atemporale e in una connessione totale con l’osservatore, coinvolgendolo in una sorta di espansione di coscienza, proprio come accade nello stato dei “flussi energetici” che danno benessere a chi dà e a chi riceve….. e così, LeoNilde Carabba, che ha il carisma di una sciamana, porta in mostra, il movimento, la parola, il rituale, la tecnica, le modulazioni di luce e ombra, secondo una psicologia costruttivista, che ha il controaltare nelle fasi alchemiche ed esoteriche legate al risveglio della coscienza, alla integrazione della natura divina e umana, all’armonia delle relazioni della propria essenza.
Frammenti di testo di Dores Sacquegna da Macrosfere Alchemiche Catalogo Mostra ART WOMAN – Fondazione Palmieri 2020 – Lecce
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Segue testo in Inglese.
LeoNilde Carabba and Light Art
“Art entered my life with the force and absolute revelation. I was still at the International High School and I understood that nothing would have been the same as before. I had found a center. A reason to exhist. Becoming an artist was then a long and troubled process, with setbacks and crisis, but doubt never entered, even in the most difficult moments, in this constant evolutionary process that brought me from Dark to Light. And when I speak about dark I am referring to the works of the early 1960s, well represented by the catalog of the exhibition presented by Baj, Crippa and Fontana at the “Cenobio-Visualità” in Milan in 1964. In these works you can feel the influence by Antonio Recalcati, whom I had known and attended at the beginning of my adventure, as well as the influence by Jean Dubuffet, whom I had seen in an exhibition in Paris. These works well represent the inner torment in which a difficult family situation had thrown me” (From an interview in the column History & Stories “In Viaggio con LeoNilde Carabba” by Fabio Agrifoglio published on September 22, 2016 on the website of the Collezione da Tiffany).
First experiments with light bt L. Carabba began in 1966, reaching through use of glass microspheres – a surface with luminous intensity and without mechanical means, which becomes variable based on the visual angle of the observer. In the following years, she ex experimented more and more different materials such as fluorescent, phosphorescent, wood, laser lights, with fluctuaqting plays of light and shadow, revealing her artistic concept, coerent with her personality as a charismatic and deeply intellectual woman. She has received numerous acknowledgments and critical text, including Riccardo Barletta (1969) “Several aeras of the surface are coated with fine, reflecting spheres incorporated into the paint, thus theviewer is compelled not to a static contemplation of painting, but to interact with the light and the space…” and again, Pierre Restany (1985): “it should be enough just to focus a moment’s on LeoNilde Carabba’s lyric morphology to grasp the obvious truth… this kind of painting is done with the skin, with heart, skin and blood”.
Many words have been said about the works and life of LeoNilde Carabba, an artist with a wealth of very important experiences to be considered among the greatest living italian artists of the 21st century. Yet despite her long career, studded with events and great frienships – I think of Christo and Jeanne-Claude, Lucio Fontana, Carla Accardi, Piero Manzoni, Tancredi, to name a few – Carabba has established a much more authentic relationship in the field of art: that one with herself, experiencing her life through color, various materials and inner research. This her gait in creative and expressive research has led her to create a unique genre that differentiates her from her coetaneous: everything starts from the analysis of a Jungian matrix and from her interest in the symbol and the spirituality, in line with her being a woman and artist together.
The “mystical martiage” – declared in her poetic mentions – become a fruitful moment of her own name “LeoNilde”, composed of a male (Leo) and a female root (Nilde) and aimed at underlining her destiny. Two name orv two different beings who incarnate bfluidly in a single person, and who marry in an alchemical and totalizing journey that reveals the different facets of the human being. The “Women’s Movement” becomes for her a trait d’union and subsequently an expressing her emotions thrugh art and increasingly refining, thinking skills. A re- birth trough a “symbolic mother” who becomes a friend in solidarity with her nature as a woman and which nourishes the artist – also trrough the study of astrology – the passion for much more intellectual and profound concepts.
Her unconscious path was aware, that is, it was to cross a labyrinth where it is easy to lose the coordinates, and the idea of being able to walk it with one’s feet was more rewarding, allowing the artistto process new segments of life and new visual geometries, which over time have probed her perception of the work of art and life. And so she starded a research light years, away from the monochrome and reflective models of the past, to enhance every stylistic aspect from the idea to the shape, from the equipment to the color, experimenting the duality between dark and light, between empty and full, in a continuos play of echoes and references, in a flow of perspectives and sound modulations, finally reachin Light Art, in which she actively recognizes herself.
On the other hand, meditation and the practice ho holistic disciplines leads the artist to a greater concentration of herself, thus experiencing an energetic condition that favors the maximum expression of her talent, achieving performances of exceptional value. From the state of trance to the sensation of rhythm, from sound to color, her works spred like “autochthonous beings of light” who nlive in a timeless dimension and in total connection with the observer, involving him in a sort of expansion of consciousness, just as happens in the state of “energy flows” that give welfare to those who give band to those who receive. In addition to the
painting works, visible in daytime and at night with wood light – thanks to the phosphorescent, fluorescent colors.
Finally, LeoNilde Carabba, who has the charisma of a shaman, shows the movement, the word, the ritual, the tecnique, the modulations of light and dark, according to a constructivist psychology, which has its counterpart in the alchemical and esoteric phases linked to the awakening of consciouness, to the intertion of divine and human nature, to the harmony of the relationships of one’s essence.