Brunetti Riccardo cittadino portogruarese, fin dagli anni '70 vive con interesse e meraviglia l'onda della cultura giovanile, frequenta il locale istituto musicale S. Cecilia appassionandosi nel contempo anche alla musica pop e al suo irresistibile corredo di contenuti iconografici e figurativi.
Laureato in architettura presso lo IUAV di Venezia ove frequenta il corso di “Storia della tecnica della fotografia” tenuto dal prof. Italo Zannier, abilitato alla professione presso il Politecnico di Milano ricopre da 30 anni il ruolo di technical manager nel settore metalmeccanico.
Da una quindicina di anni dedica il proprio tempo libero alla fotografia producendo opere che combinano insieme una molteplicità di scatti, in cui si fondono il bagaglio immaginifico e contaminato tipico dei formidabili sixties e la visionarietà sintonizzata sugli attuali scenari e perciò contraddistinta da toni marcati tendenti al plumbeo.
Negli ultimi anni riviste come “Il Fotografo” , “Foto Cult” e la rivista culturale “Fogli Transeunte” hanno dedicato alcune delle loro pagine ai suoi lavori fotografici.
Tali lavori sono organizzati in vari cicli: “Emersioni”, “Fantastoriche Leggendarie”, Fabrika ed altri racconti”, Gentex, Racconti dell'Extrazona” e il recente “Gyroscopya” , da cui sono derivate varie mostre ed esposizioni a livello locale.
Le creazioni fotografiche pur nascendo da un “ impetuoso orizzonte visionario “ sono restituite mediante un processo pianificato con attenzione ed eseguito con perizia tecnica e cura per il dettaglio.
In questo contesto luoghi, persone e cose, ricercati e fotografati dall'autore con “il taglio della scena madre”, costituiscono la materia prima per le sue invenzioni che si sviluppano grazie a scelte compositive d'impatto e ad lungo processo di fusione e cucitura delle varie immagini.
Il connubio fra visionarietà e tecnica produce risultati capaci di suscitare nell'artista forti emozioni ma forse, in queste foto messe una sopra l'altra e gestite con sfumature, cancellature e trasparenze, è il semplice gesto del mettere che colpisce maggiormente.
In tutti i casi, il fatto di esser riuscito con una quindicina d'anni d'anticipo, a far artigianalmente ciò che ora fa l'intelligenza artificiale è un'interessante soddisfazione.