Walter Bortolossi è nato nel 1961 a Basilea, in Svizzera .
Ha fatto i suoi studi a Venezia, al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti.
Vive e lavora a Udine, dove insegna al Liceo Artistico Sello.
Inizialmente interessato all’illustrazione ha abbinato questa con i suoi interessi letterari e filosofici, mescolando testo ed immagine, e i suoi lavori generalmente in bianco e nero, sono stati esposti, quand’era ancora studente, in vari festival del fumetto e pubblicati su alcune riviste. Negli anni della frequentazione all’Accademia il suo progressivo interesse per la filosofia francese, in particolare Deleuze, è andato di pari passo con la rarefazione dell’attività basata su opere su carta per rivolgersi in modo sempre più esclusivo alla pittura su tela che sentiva meno vincolata dai generi e che gli permetteva di lavorare su formati maggiori.
Inizialmente influenzato da Pollock e Appel si è subito orientato su un versante figurativo di tipo Neo – Espressionista, in sintonia con quanto si vedeva in quegli anni ’80 a livello internazionale con il Ritorno alla Pittura. La gestualità e la tecnica ad alte paste implicavano tempi ristretti di realizzazione, delle vere e proprie sedute orgiastiche di pochi giorni in cui il quadro si sviluppava strato su strato, con colori intensi, a partire da pochissime figure di base molto approssimative. Ogni quadro aveva composizioni e soggetti differenti, con rare ripetizioni: modalità costante dell’autore ancora oggi. A quel tempo Bortolossi, rifuggendo lo “stile”, si rifà all’anelito di irripetibilità del Teatro della crudeltà di Antonin Artaud, al quale dedica la tesi per l’esame finale all’Accademia di Belle Arti nel 1985.
Dopo gli studi ha diversificato i suoi interessi e si è rivolto, sotto la suggestione delle ricostruzioni
storico – filosofiche di Ludovico Geymonat e dei romanzi di Robert Musil, al mondo delle Scienze e del dibattito epistemologico. In quegli anni diventa sempre più presente nell’informazione e nel dibattito culturale, il ruolo delle nuove innovazioni tecnico - scientifiche, che con l’avvento del personal computer, iniziano a modellare la società in modi inediti oltre quelli conosciuti in seguito alle prime due rivoluzioni industriali. Da qui, tra fine anni 80 e inizio 90, l’idea di abbandonare l’espressionismo e di riutilizzare la grafica dei fumetti e delle riviste per realizzare dei dipinti dove poter di nuovo far coabitare testo ed immagine e dove dedicarsi ai fatti collettivi, piuttosto che alle pulsioni soggettive. La sua prima personale risale al 1991 a Torino dove per la prima volta può presentare questi lavori che esteriormente si potrebbero ascrivere al cosidetto New Pop, che in America avrà il suo battesimo ufficiale nel 1994 con la nascita della rivista californiana Juxtapoz, ma che si differenziano come lavori di un intellettuale europeo disincantato che si muove agilmente oscillando tra cultura alta e cultura bassa e che per la complessità dei contenuti, non essendo questi schiacciati soltanto sui riferimenti ai cartoons o alla cultura di massa ma correlati a sottintesi enciclopedici, filosofici e politico – sociali, ne fanno un autore assolutamente autonomo e originale. Sfidando l’incomprensione escogita uno slittamento di senso tra testo ed immagine: i titoli dei quadri, dipinti direttamente all’interno del quadro, spesso prelevati della Storia della Filosofia e delle Scienze, non sono illustrati dalle immagini ma queste li tradiscono, li
riscrivono e li commentano ad attaccarne l’inconfutabilità in un’operazione di critica e destrutturazione del senso. Alcune frasi dipinte contengono addirittura errori e false informazioni. In molte occasioni è evidente l’intento di affermare il dubbio e la complessità rispetto alla struttura tecnocratica della società così come si è andata imponendo dopo la crisi delle ideologie.
Fin dai primi anni 90 questo tipo di lavoro si presenta generalmente su quadri dalle sagome bizzarre e irregolari fino a sfociare in instabili installazioni pittoriche anche di grandi dimensioni
e quindi la sua pittura, pur nutrendosi di riferimenti storici e cronologici, da subito non si presenta come una pittura di tipo tradizionale ma, superando la dicotomia, molto forte in quegli anni fino alla contrapposizione, tra artisti “concettuali“ e artisti “pittori”, come una vera e propria “pittura concettuale” con forti implicazioni teoriche.
Dopo il ciclo dei quadri sagomati che ha avuto una buona circolazione in tutt’ Italia, dal 1999 inizia l’uso dei software digitali per la progettazione dei dipinti accentuando gli effetti di distorsione (formale e cromatica) delle figure e la densità, oltre che la precisione, dei riferimenti . Ogni dipinto diventa una sorta di avventura a tappe tra mille informazioni verso un risultato finale, che come è stato scritto, è un “caos organizzato” dove il soggetto è attraversato e disturbato da ramificazioni e processi associativi. Con il tempo, i temi a carattere scientifico – filosofico che periodicamente vengono comunque ripresi sono stati sostituiti da un interesse per fatti più concreti e meno astratti, più vicini alla vita quotidiana.
Dopo un periodo, a cavallo dei primi anni 2000, più vicino all’iconografia New Pop, con personaggi del mondo della musica e dello spettacolo, ha fatto seguito una serie di lavori dedicati agli eventi storici e sociali. Di questi due, il primo periodo ha avuto uno sbocco con mostre all’estero, negli Stati Uniti, in Germania e in Inghilterra; mentre il secondo tipo di lavoro ha dato luogo a lavori sempre più complessi e spesso di lunghissima gestazione, come il ciclo indivisibile dei “Quattro Continenti”, una storia del mondo in quattro grandi quadri che insieme ai lavori più recenti, a partire dal 2017, ha dato luogo ad un percorso itinerante di grandi personali dell’artista. L’aspetto Pop della sua prima attività è andato trasformandosi in una somma di stili e approcci diversi all’interno dello stesso quadro, pur rimanendo inconfondibile e a questo si è aggiunta la produzione di video, da lui stesso interpretati, che fanno da accompagnamento alle mostre, che in diversi casi sono state allestite in modo poco convenzionale, riprendendo su più larga scala l’dea delle sue pitture – installazioni.
Dal 2021 ha iniziato a scrivere per il sito Artslife delle lunghe recensioni - saggio molto documentate e generalmente dedicate alla rivisitazione di Biennali e grandi mostre del recente passato.
Oltre che naturalmente su riviste d’arte nazionali e internazionali i suoi lavori sono stati pubblicati su riviste e libri di filosofia. Recentemente una sua opera dedicata a Kant è stata pubblicata su un volume curato da Università tedesche per il centenario del pensatore.
foto ritratto : Courtesy MAKE Spazio espositivo, Udine
www.walterbortolossi.com