“L’apprezzamento dell’arte è un vero matrimonio dei sensi. E come in un matrimonio, se non viene consumato si giunge all’annullamento” Mark Rothko (1903 – 1970)
La ricerca che ha portato Andrés Avré a realizzare le opere esposte in “Mateialia”, un’estetica della trasformazione della materia trovano giustificazione, ispirazione e, in un certo qual senso, adesione ai dettami dell’Espressionismo Astratto. Le opere sono una compiuta combinazione di intensità emotiva ed estetica anti-figurativa sicuramente molto vicina alla Colorfield Painting di Rothko. La frase di apertura è, per me, particolarmente rispondente al lavoro di Andrés che infonde nelle sue tele questa “corresponsione di amorosi sensi” tra il suo sguardo e la sua terra. Si, perché talvolta si scorgono nei suoi lavori tracce di figurativismo, come se il fruitore, al posto di trovarsi davanti ad un’opera d’arte, si collocasse di fonte ad un orizzonte o a campi coltivati o ancora a colline, a tramonti disarmanti. E questo nonostante non ci sia modo di riconoscere nel quadro un soggetto preciso. Il linguaggio figurativo, espressivo, astratto risolve le opere di Andrés Avré e si fa tramite in un rapporto che intende avvolgere l’osservatore all’interno delle gradazioni
cromatiche, delle stratificazioni appena percepite, dalle sfumature appena accennate che attraggono l’occhio e lo “imprigionano” in una sorta di gabbia geometrica che, se per un verso induce la mente a vagare al di là dell’apparente omogeneità del colore in una ricerca quasi spirituale, dall’altro la conduce ad un focus sulla ricerca di un particolare riconoscibile.
Nonostante l’apparenza quasi monolitica e spesso compatta dei cromatismi, il lavoro di Avré è vibrante, mutevole e avvolgente, in perenne dualità tra dogmatismo statico e mutazione dinamica, tra panteismo e nichilismo, tra stratificazione e omologazione, trascendenza e immanenza, trasformazione e immutabilità. E in questo dualismo evidente la ricerca di Andés Avré trae la sua ragion d’essere e incentiva con ancor più forza la convinzione dell’artista che tutto reca in sé una matrice trasmutativa, una vocazione alla metamorfosi sia della materia che dell’immateriale in una sorta di vorticosa danza distruttrice e creatrice al medesimo tempo.
Il mutamento, la trasformazione, la terra di Langa sono i capisaldi, il fondamento espressivo di questa ricerca artistica e vitale in continuo divenire che poggia su solide basi culturali e storiche e che è anche un’indagine sulla stratificata essenza dell’artista Andrés Avré, sulla mutevolezza dell’identità e del reale in ibridazione tra gestuale e astrazione, tra spazio percepito e spazio sedimentato.
“Il verde di Langa si trasforma e lascia il posto al giallo che si trasforma in rosso che si trasforma in marrone sempre più cupo fino ad arrivare al nero che poco a poco attraverso il bianco lascia il posto al verde, poi al giallo, poi al rosso…”. In ogni opera esposta si “celebra l’armonia degli spazi e l’estetica dell’imperfezione”, si riecheggiano atmosfere immateriali ed eleganti, tonalismi legati alla natura e alla sua trasfigurazione perdurante.
In questo gioco intellettuale ed emotivo tra artista e quadro e tra pubblico e dipinto si palesa la chiave per godere delle opere di Andrés Avré.
Alessandro Allocco - novembre 2022