Indice Artisti e Poeti

    Recensioni sull'artista Paola Angela Martinella

    Figure senza retorica, sfrangiate, emergenti dalla memoria. Questo è l’assunto concettuale della pittura di P. M. che con espressività astratta, nelle sue composizioni ci propone una naturalezza musicale e poetica da tenerci incantati in ascolto. Colori in scansioni di morbidezze tenui, ma cangianti in un’inquietudine di breve durata, dove prende il sopravvento la naturale esuberanza della pittrice, la sua vitalità artistica e questo amore per la vita che diventa a suo tempo, colore e quadro… 

    Katia Gori

    testo di presentazione per la mostra nella sala consiliare del comune di Moimacco (UD), febbraio 1995

     


     …Pittura acrilica, di oli su tela, di ampi respiri luminosi, gestualità senza ripensamenti né meditazioni, ma non comunque superficialità, ma vitalissima e interiore, allo stesso punto di congiunzione al quale convergono riflessione ed entusiastica partecipazione alla festa del colore, sorretto da un reticolo di segni, nel quale intreccio possono essere letti vibrazione e narrazione. 

    Vito Sutto

    testo per la mostra, Pasqua rinascita dello spirito, Paola Martinella e Claudio Mario Feruglio.

    Sala Riunioni Centro Culturale Scuola Media di Paluzza (UD), aprile 1995

     


     Portata ad esprimersi nell’ambito di una pittura astratta tendente all’informale, dove solo gli elementi estetici determinano il valore, l’artista, con il suo procedere, conferisce alle opere il significato di vere e proprie tappe di un processo creativo in continuo divenire, nel quale, l’aspetto ideativo coesiste con quello esecutivo. Generalmente caratterizzate da forme fluide e da colori pastosi, stesi con pennellate poco corpose e di varia forma: rettilinee, a macchia, svirgolate, ondulate, le sue opere si presentano omogenee e nel contempo arricchite da una profondità emotiva che affiora senza indugi, dal contrappunto delle masse cromatiche. Ed è questa cromia che, scaturita da un’istintiva volontà, trova nell’improvvisazione la sua piena liberà espressiva. Ispirandosi anche a forme naturali come a quelle di un albero, il processo creativo della pittrice P. M., rimane comunque coerentemente legato all’ambito astratto-informale, e ciò deriva dall’operazione di sintesi a cui l’artista sottopone gli elementi naturalistici che solo in alcune opere, rimangono vagamente riconoscibili… 

    Aldo Nodari

    testo per la mostra alla galleria “City” di Lignano Sabbiadoro (UD), 11 luglio 1995

     


    …“Mi piace il pennello intriso di colore… ha l’effetto di un bignè”; è una felice affermazione che testimonia il trasporto totale e soprattutto fisico dell’artista nel momento in cui crea e manipola i pigmenti con le dita, oppure li stende con la spatola sulle tele e sulla carta, gestendo in modo diretto il materiale. Sui diversi supporti, zone trasparenti si alternano a zone più ricche e corpose; le vibrazioni che ne risultano sono suggestive, coinvolgenti e ne dimostrano la volontà della pittrice di superare il concreto per attingere allo spirito, come hanno già fatto grandi artisti a cui si ispira,quali Afro Vedova o Santomaso. Anche in questo caso, la maggiore difficoltà di lettura è legata alla mancanza di forme facilmente riconoscibili e ciò può favorire un approccio superficiale all’opera, o addirittura un rifiuto, in realtà è proprio questa assenza di figure a liberare l’immaginazione, proiettandoci in dimensioni sognate e lontane.

    Piera Sgiarovello

    aprile 1997

     


    Figure astratte che affidano ai colori, ai segni e agli spazi messaggi di emozioni e di ricordi: sono le opere di P.M. esposte nei suggestivi locali del “Scus” di Cortale…

    Elisabetta Pozzetto

    da “La vita Cattolica”, Udine, pag. 20, 3 maggio 1997

     


    La positività che emana dal modo di essere di P. M., trova nella sua arte la chiave di lettura di esperienze intimistiche talora avvolte di malinconia, a tratti intrise di energia, sempre improntate alla vitalità. La scelta dell’astratto è obbligata per un’artista che come la M., sente con urgenza il bisogno di far fluire il proprio anelito alla libertà espressiva: le costrizioni della forma vengono perciò abbandonate, per obbedire a dettami pittorici che guardano alla necessità dello spazio, al senso dell’equilibrio e all’uso del colore, volutamente tralasciando il dato della progettualità…

    Sonia Zanello

    testo per la mostra, Tra materia e colore alla Villa De Brandis, Comune di San Giovanni al Natisone (UD), 14 novembre 1997

     


    ...La pittura della M., come ha ben spiegato il critico Sonia Zanello, assetata di libertà espressiva e intentata a obbedire solo a canoni quali spazio, equilibrio e uso del colore, tradisce una sensibilità femminile di natura positiva. Su sfondi tenui in un incrocio cromatico che riconduce ad armonie astratte, graffi e reticolati accompagnano pennellate gestuali di nero che alludono a costrizioni da cui vuole evadere. La scelta di dipingere emozioni e frammenti di spontaneità, colloca in secondo piano il dato della progettualità, a vantaggio di fluide scoperte interiori. Una luce soffusa illumina quadri a volte opachi di squarci malinconici, dove i rossi ripiegano su toni spenti e gli azzurri suggeriscono la propria voglia di cielo…

    A.A.

    da il “Messaggero Veneto” Udine, San Giovanni al Natisone/due artiste in onore di Basaldella, 21 novembre 1997



    Concluse quelle iniziali e necessarie esperienze nel figurativo che concorrono a smaliziare l’artista, la ricerca di P. M. è approdata a un linguaggio pittorico astratto-informale sempre capace di rinnovarsi dalla pratica precedente con nuova disinvoltura. La sua schietta creatività suggerisce al suo pennello una libera pittura, lontana dalle pastoie delle forme e aliena da oggetti nei quali trovare requie. La stesura multicromatica degli acrilici presenta nella varietà una costante: la separazione tra fondale e primo piano, anche quando il gioco è condotto su compenetrazioni complesse e presenze comprimarie... 

    Lorella Gosparini

    testo per la mostra nella “BV-Galerie”, Klagenfurt, 26 settembre 2002

     

     

    …Pittura libera, lontana da forme oggettuali che probabilmente per P. M. costituiscono limiti, paletti, confini. Lo sfondo, nelle opere della M. è come percorso da un fremito di vento-colore, come se un alito, un’aria insolita, misteriosa e robusta, passassero sul colore, vivo, palpitante, vero, vibrante di gialli,acceso. Anche i colori freddi o il nero sono vibrazioni, quasi percorsi, aspre e ruvide segnature della superficie. La stesura è generosa: mai la M. risparmia il colore, mai l’autrice ci nega la luce e le sue accensioni, forse anche casuali, ma sempre vibranti… 

    Vito Sutto

    da “ Il Friuli”, Udine, Libera Martinella, pag. 16, 4 ottobre 2002

     

     

    …P. M. fissa nella stampa digitale un lavoro pittorico risolto con slancio informale, in un agglomerato di masse cromatiche: queste si muovono per una forza interna che ne determina ulteriori morfologie mentre il segno costituisce la realtà vertebrale dell’opera…

    Enzo Santese

    da “La Panarie”, Udine, A Sesto al Reghena terza edizione della mostra internazionale d’ arte Sacra, n. 143, pag 48, dicembre 2004

     

     

    …C’è irruenza e c’è grazia in P. M., tensione fantastica e provocazione, mistero e abbandono a deonisiache epifanie, caleidoscopica scrittura meccanica e sorvegliato equilibrio compositivo. L’impressione è di una rilettura squisita delle più diverse versioni storiche dell’astrattismo, alimentata da una nativa sensibilità musicale, da un piacere raffinato per la “bella”composizione, dall’urgenza di una creatività energica e “torrenziale”. Gemme deliziose sono le composizioni di piccole dimensioni, nelle quali le “meraviglie della forma” si accompagnano a trapassi eleganti di colore; “sonatine cameristiche” morbide e seducenti…

    Licio Damiani

    testo per la mostra, Misteri e fantastiche tensioni, Sala Consiliare di Moimacco (UD), 20 dicembre 2004

     

     

    …L’evidenza di scrittura, che spesso caratterizza i quadri, risponde a una sorta di esigenza musicale che si manifesta anche nel ritmo ondulato dei tratti scuri e dei colpi di luminosità intensa, fatta filtrare dalle maglie diradate del reticolo gestuale. La tinta viene spesso polverizzata in determinati punti dell’opera, a convalidare l’idea di un’energia sotterranea che pulsa in superficie. Un’oscillazione intermittente di polarità emotive contrapposte determina l’equilibrio compositivo, che nasce sempre da una tensione tra serenità ed inquietudine, slancio entusiastico e ripiegamento pensoso, voglia di confessione e ritrosia comportamentale.

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo” Udine, Tramature d’esistenza, Trieste, Galleria Poliedro, pag. 23, 18 marzo 2005

     

     

    … Quando la figura emerge delicatamente, come da una situazione di fluidità liquida, essa si situa nella dimensione del ricordo, esaltando il dato della lontananza, stemperato dal potere della velatura, ottenuta con strumenti i più vari, dal pennello al rullo. La grammatica che governa quest’opera contempla, a volte, una scansione labirintica e una gamma di colori che varia da un quadro all’alto, come se l’artista avvertisse in certi casi l’urgenza

    di una riduzione del ventaglio cromatico, dominato dal bianco o dal nero. 

    Enzo Santese

    testo per la mostra, Viaggi nell’essenza, nel Centro Civico di Cividale Del Friuli (UD), 26 marzo 2005


     

    ...La superficie dipinta è un territorio di risonanze interiori, protratte al limite di una sintesi tra la potenza del gesto e l’incisività del segno, in un ambito che suggerisce l’idea di una profondità da ricercare nel percorso di linee marcate, tracciate in una tessitura fitta di possibilità evocatrici. Mentre il nero e il bianco nella loro azione concomitante, costituiscono l’involucro e la nervatura di una creazione che si manifesta come atto rivelatore di una realtà segreta di eventi percettivi registrati nel vissuto. Questi diventano spesso flussi d’immagine, che si sfalda a contatto con l’atmosfera turbinosa di un pensiero, generato da un diagramma di umori tradotti in cifra pittorica…

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo”, Udine, L’essenza della realtà, pag. 23, 1 aprile 2005


     

    …E anche quando si fa trepidante di fraseggi, prodotti da sgocciolature casuali o guidate, il quadro si presenta come un intreccio d’energie che si confrontano, dando esca a un fenomeno baluginante di luce che nasconde in se una matrice d’origine: la natura nelle sue manifestazioni vegetali, fisiche metereologiche, cromatiche. Dietro a ogni gorgo di materia o vortice di segni c’è il lineamento appena accennato di una realtà, che è quella da cui parte l’avventura creativa dell’artista: un segmento fluviale, una campagna “colta” in particolari condizioni di luminosità, l’immaginazione di un paesaggio visto dall’alto, un fenomeno atmosferico che esalta i contorni, le proporzioni e i colori delle cose…

    Enzo Santese

    da “Juliet”, Paola Martinella, Trieste n° 123, pag. 62, giugno 2005

     

     

    Piani percorsi da sciabolate di luce che attraversano la materia restituendo una singolare sottotraccia, fraseggi guidati da un territorio di risonanze e da un’indecifrabile rete da segni da compiacimento decorativo. Dipinti sui quali vale bene posare lo sguardo che, rifrangendosi sull’impaginato, s’illumina del pensiero estetico dell’autrice, P. M. . I suoi “viaggi nell’essenza”, giusto il titolo della rassegna ospitata (fino al 31 aprile) nelle sale del

    Centro Civico, a Cividale, sono la testimonianza della verità emotiva e profonda di un vedutismo che non trasgredisce i presupposti del suo stile dall’allusivo bisogno di evasione dai classici schemi e capace di pervenire a composizioni ricche d’ariosità e fascino. L’affrancamento dal realismo e l’istinto, permeato dai fermenti culturali che accompagnano l’autrice, consentono di cogliere nella sua pittura gli echi di una libertà espressiva guidata

    dalla forza di un astrattivismo in cui aleggia, tra accattivanti sgocciolature, una percezione d’aurora tesa a recuperare il colore di un sentimento dimenticato…

    Natale Zaccuri

    da “La Vita Cattolica” Udine , Paola Martinella, fraseggi fra luce e materia, pag. 35, sabato 2 aprile 2005

     

     

    …Mantenendo il gesto pittorico personale e consolidato, P. M. innova la sua pittura, contraddistinta da toni di colori lirici e naturalistici, trasportandoci verso una strada decisamente più concettuale: le composizioni e i colori sono ancor più frutto diretto dei suoi pensieri, che vengono fissati di getto sulla tela. Si tratta di composizioni incentrate su un profondo equilibrio formale e cromatico, pervase di luce e intensità…

    Alessandro Fontanini

    testo per la mostra, Colori in viaggio nel Castello di Colorendo di Montalbano (UD), 29 luglio 2005

     

     

    …le sue nuove, libere espressioni su sentimenti e situazioni psicologiche che tutti attraversiamo nella nostra esistenza ma che Lei offre oggi in una gamma di vivaci colori e disegni assolutamente innovativi, con bel panorama di quanto le nostre sensazioni possono rinnovarsi restando sempre nel più antico e personale arco delle nostre intuizioni. Viva e coraggiosa… 

    Stanislao Nievo

    Roma, 28 luglio 2005

     

     

    …Marcature di segno più deciso solcano talora la juta che esibisce la sua grana costitutiva, facendola entrare di peso nella combinazione creativa. Sovrapposizione di colori complementari, velature condotte a evidenziare strati di intervento precedente, distribuzione pulviscolare dell’impasto e sgocciolii diffusi consentono alla pittura di uscire dalla parete e creare allusioni di spessori e profondità, dentro un concerto di tinte prelevate dal mondo fisico e liberamente rielaborate. 

    Enzo Santese

    da “Arte” Mondatori, Milano, dossier Artisti a nord est, ottobre 2005



    …Marcature di segno più deciso solcano talora la juta che esibisce la sua grana costitutiva, facendola entrare di peso nella combinazione creativa. Sovrapposizione di colori complementari, velature condotte a evidenziare strati di intervento precedente, distribuzione pulviscolare dell’impasto e sgocciolii diffusi consentono alla pittura di uscire dalla parete e creare allusioni di spessori e profondità, dentro un concerto di tinte prelevate dal mondo fisico e liberamente rielaborate. 

    Enzo Santese

    da “Arte” Mondatori, Milano, dossier Artisti a nord est, ottobre 2005

     

     

    …Nello schermo pittorico di P. M. si realizza poi il senso di un’avventura nelle combinazioni molteplici di uno spazio, dilatato ben oltre la sua dimensione fisica, dentro un’illusione d’ambito virtuale...

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo” Udine, Riflessioni di tre artisti, pag. 27, 10 febbraio 2006

     

     

    …Il colore fluttua sulla tela evidenziando una vasta gamma di opzioni espressive, dalle sgocciolature guidate in percorsi circolari, alla stesura col pennello, alle bande ampie e intrecciate con sovrapposizioni multiple del rullo. Il tutto si prospetta all’occhio del fruitore con una magia di luminosità variabili e di tinte, elaborate alla memoria di quelle naturali, mentre il gesto rivela una gradazione di movimenti, capaci di richiamare il ritmo di una musicalità, proprio quella che fa la colonna sonora a ogni sua composizione…

    Enzo Santese

    da “Il Gazzettino”, Udine, in “San Gregorio la riflessione di tre firme”, pag. 17, 19 febbraio 2006

     

     

    …La superfice pittorica di P.M. è strutturata per piani molteplici che si susseguono in una profondità dove il bianco dà slancio luminoso e intensità plastica al colore, disteso spesso con il rullo lungo corsie guidate da un gesto che coniuga immediatezza del tratto e strategia della composizione…

    Enzo Santese

    dal catalogo “ItaliArts”, Artisti italiani contemporanei a Budapest, marzo/aprile 2006

     

     

    …Tagli di luce attraversano il quadro, evidenziando un cumulo di segni che innervano il dato pittorico vero e proprio…

    Enzo Santese

    da “CheckpointMagazine”, Udine, Armonie in chiaroscuro, www.checkpointmagazine Anno VII, N.3, pag.7, maggio /giugno 2006

     

     

    …L’artista di Moimacco ha ormai una lunga consuetudine con l’astrazione, nella quale si rinvengono alcuni motivi desunti dalla natura. In effetti molti degli spunti li desume in quelle lunghe, sistematiche escursioni nel bel mezzo dell’ambiente fisico del Friuli, in cui la pittrice cattura sfumature cromatiche ed atmosfere da elaborare sul piano…

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo”, Udine, Armonie in chiaroscuro, pag. 31, 9 giugno 2006

     

     

    … L’artista si avvale di un numero di strumenti quanto mai vario, dal pennello al rullo, con cui traccia traiettorie che si leggono anche a opera finita e sono rilievi di una gestualità fondata su moduli di armonie musicali. M. crea infatti i propri guizzi poetici ascoltando musica e cercando di travasare sulla carta o sulla tela il cumulo di sensazioni, prodotte dagli autori della classicità (da Mozart a Beethoven, da Brahms ad Albinoni) e quelli più

    recenti della cosiddetta “new age”.

    Enzo Santese

    da “Il Gazzettino”, Udine, Nadia & Paola fra astrazione e figurazione, pag. XIV, 10 luglio 2006

     


    Le opere di P.M. presentano aurore, tramonti, notti di luna piena, giorni ricchi di luce o crepuscoli che raccontano il tempo attraverso le emozioni più pure e autentiche. La magia dell’arte predispone alla contemplazione degli spazi allineati dalle pennellate invitando il lettore a seguirne il percorso, tra sfumature ed ombre, pause e silenzi, oltre il passato verso il futuro. Il presente risulta cristallizzato, diventa esperienza del quotidiano da cui trarre energia vitale per vivere senza procrastinare volontà e desideri cullati forse in una vita precedente. L’artista coglie l’attimo, lo trattiene nella sua mente e nel suo cuore, gli dona respiro per il tempo necessario ad archiviarlo nella memoria e poi lo libera leggero: così, come una parola scritta incide il foglio bianco, il colore segna e traccia la tela dando inizio ad avventure fantastiche identificabili nelle più diverse espressioni artistiche.

    Attraverso le opere P.M. compie un viaggio interiore che si completa nell’esperienza vissuta, scomposta e ricomposta a vari livelli relazionali, secondo sentimenti reconditi a volte celati nella dimensione onirica, che spesso si manifestano d’imperio durante la composizione creativa. L’universo pittorico di P. M. si esplica nell’osservazione di dettagli particolari rappresentati soprattutto all’interno della natura (non solo umana) che l’autrice

    ritrae, oltre i limiti dei confini fisici della materia, per approdare a nuovi lidi ove ridisegnare oasi di pensiero da trattenere nell’intimità dell’anima.

    Paola Zandomenego

    18 settembre 2006

     

     

    …Gli sfondi sono sempre importanti per la M. ,quasi studiati, e su di essi si rincorrono gli acrilici passati a rullo e le pennellate, con colori vivi che non disdegnano i bianchi e i neri, tinte che riecheggiano attimi visivi scorti nel paesaggio naturale, o sensazioni carpite da momenti del proprio vissuto (come suggeriscono i titoli delle opere)…

    Graziella Zardo

    testo per la mostra nella galleria “Primo Piano”, a Vicenza, 21 settembre 2006

     

     

    …Nei supporti di tela di juta la vivacità dell’insieme visto in lontananza si intensifica nelle tramature che guardate da vicino emergono dallo sfondo, offrendo all’astante visioni sempre diverse miste a nuove sensazioni…

    A.A.

    da “Il Giornale di Vicenza”, Vicenza, Astrattismo al femminile, 23 settembre 2006

     

     

    …P.M. trasforma il nulla in una sentita matericità, tutta rivolta alla ricerca delle sensazioni attraverso l’astrazione e gli effetti cromatici.

    A.A.

    dalla “Cronaca Vicentina”, Vicenza, Luisa Delle Vedove e Paola Martinella, pag. 7, 2 settembre 2006

     

     

    …P.M. concepisce la tela come campo mentale, in cui pensare lo spazio per simmetrie, allusioni prospettiche, punti di equilibrio tra fasce di densità nell’impasto e zone di dichiarata trasparenza verso una profondità, che invita l’osservatore a entrare nella pittura, come autore di un’ulteriore elaborazione fantastica… 

    Enzo Santese

    da “LaPanarie”, Udine, La forza del segno gentile, pag. 49, N. 151, dicembre 2006

     

     

    …Gli ostacoli sono stati penetrati, dissolti, vinti: i segreti dimenticati, l’aurora nascente, l’abbraccio e il sentimento liberati; c’è il profumo della primavera e le fitte “garze”, cumuli di energia irrisolta si sciolgono in splendide trasparenze; gli stessi titoli sono scelti dall’artista con la probità del linguaggio per l’emotività svelata. I ritmi della metamorfosi sono passi di danza, i movimenti sono calmi e decisi, manovrati con naturalezza in una maniera delicata, precisa e sicura; assomigliano alle decisioni comunicate sottovoce…

    Victoria Dragone

    testo per il libro “L’anima del dipinto” di Victoria Dragone, 21 dicembre 2006

     

     

    Luci e immagini della memoria ci presenta una rassegna di opere anche ultime della produzione di P. M., dove le composizioni cromatiche si fanno frantumazioni di ricordi mentali. Un lavoro quasi scenografico nella sua diversità di allestimento tanto è variegato il la rappresentazione e/o lettura di un periodo di creatività ma risulta un divertimento quasi ossessivo tra mente e colore. Lo stesso supporto per l’impianto coloristico è diverso nascente da esigenze spaziali e gestuali. Le composizioni a volte appaiono giocare sulle istintività del gesto libero, nella libera giocosità, nella scelta cromatica, in altre paiono, pur giocando con i colori, più studiate nell’intento di illudere e intendere alla terza dimensione.

    Nella poetica informale si fa coincidere l’atto di creare con l’agire dove del reale è solamente un ricordo e un’impressione e il colore può divenire materia plastica. È piacevole notare che quasi tutte le opere si reggono su una luce, a volte solamente intesa e soffusa altrimenti abbacinante, che dà forza e sostegno a tutto l’impianto…

    Gianfranco Peressi

    testo per la mostra Luci e immagini della memoria, CasaTuroldo. Coderno di Sedegliano (UD), 29 aprile 2007

     

     

    …L’artista apre il campo della visione a un complesso di fonti luminose che tracciano orbite in uno spazio denso di tracce gestuali, che percorrono sentieri attraversati da interferenze luminose, incroci di colori incidenti, fatti vibrare nel senso della trasparenza, dando alla pittura una connotazione di impronta geometrica. Tutto il tessuto della pittura esibisce in primo piano la complessità dei movimenti simultanei, che appaiono come bloccati in un seducente equilibrio di toni e di guizzi. Nell’approccio della superficie ricorre a un complesso di strumenti espressivi, che creano l’illusione di un fascio di tracce di luce avvolgente…

    Enzo Santese

    testo per la mostra La forza del segno gentile, Villa Savorgnan, Lestans, (PN), marzo 2007

     

     

    …L’artista costruisce una griglia di pennellate che creano in ogni quadro i presupposti per un evento di luce, portata a innervare le corsie cromatiche dove si evidenzia con chiarezza la tessitura costituita della superficie dipinta. L’opera nasce per un complesso di stesure sovrapposte che animano trasparenze e corposità con le quali si alternano le scansioni interne della tela. L’immagine risalta per via di quella sistematica emergenza del bianco o del giallo che creano momenti di accensione nell’universo dilatato di P. M.. Il repertorio cromatico è quanto mai ampio e sviluppa una serie di sottotoni in qui solitamente digrada la tinta dominante. In tal modo il colore si rivela come riverbero autentico d’emozione, che si veicola nel pigmento, disposto a una duttilità fisica straordinaria…

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo”, Udine, Ritorno alle origini, pag. 19, 18 giugno 2007

     

     

    …Paola Martinella ha in mente la connessione tra realtà e fantasia per il tramite della policromia in natura…

    EnzoSantese

    da “CheckpointMagazine”, Udine, Pensieri in icona, www.checkpointmagazine.it - Anno VIII, n. 3, maggio/giugno 2007

     

     

    …La tela si trasforma in una sorta di diaframma tra mondo fisico e immaginario, in virtù di tracce e segni che attraversano lo spazio inglobandolo a volte in un fitto reticolo. Qui avvengono fenomeni di luminosità intensa, capaci di accendere tutta la complessità del quadro, che appare come uno schermo percorso da presenze cangianti.

    Anche quando l’opera sembra distanziarsi da ogni possibilità di aderenza al reale, conserva nella matrice delle proprie tonalità la memoria di una multiforme natura… 

    Enzo Santese

    da “Il Nuovo”, Udine, Pensieri in icona, pag. 27, 8 giugno 2007


     

    …invisibili stratificazioni del colore nella ricerca di lumiscenze che generano movimento all’interno del quadro (Martinella), quasi nuclei di pensiero che si attivano per innesco misterioso…

    Enzo Santese

    da “Flash News”, Trieste, La forza del segno gentile, Anno III , N.1, 2007

     

     

    All’interno di una sede espositiva risonante di frequenze simboliche e spirituali, P.M., ritornando nei luoghi della sua infanzia, inevitabilmente produce un’azione d’indagine retrospettiva e va a prelevare nello scrigno della memoria fatti, personaggi e vicende che traduce in puri fenomeni di segno e di luce. La pittura si fonda su una partitura della superficie che imbriglia lo spazio in un reticolo di pennellate, con cui la sostanza del visibile diviene essenza dell’appena percettibile. In effetti, l’opera dell’artista si attesta su quel crinale dal quale spesso deborda verso l’allusione di tipo naturalistico (in certi colori è presente l’atmosfera registrata nel paesaggio a lei famigliare, quello del Friuli collinare) oppure verso l’astrazione pura, in cui è possibile cogliere il guizzo perentorio di trasparenze come metafore di profondità; in alcuni casi si prospettano all’occhio dell’osservatore consistenze materiche come elementi strutturali di una realtà dalla fantasia dell’autrice, che intesse stesure con tracce di luminosità variabile dentro un contesto cromatico quanto mai ricco di umori. 

    Enzo Santese

    da “CheckpointMagazine”, Udine, Luci e immagini della memoria, www.checkpointmagazine.it, Anno VII, n. 2, marzo/aprile 2007



    Nella dinamica cromatica il senso delle metamorfosi in natura

    Negli occhi e nella memoria di Paola Martinella permane il vortice di tinte e l’armonia di luci, godute nella visita della mostra dedicata a Gianbattista Tiepolo, a Villa Manin nel 1971. Il senso della spazialità, suggerita dai cieli dell’artista veneziano, si amplifica con la ripetuta osservazione dei dipinti udinesi, soprattutto al Palazzo Arcivescovile e al Duomo del capoluogo friulano, dove il potere illusorio della rappresentazione insiste nelle sue astrazioni cromatiche e luministiche. Questo spunto resta a irrorare sempre di nuova linfa l’ispirazione, lungo un percorso che muove dalle norme basilari della pittura, senza salti o scorciatoie che rendano più facile (e più banale) il cammino. Nel periodo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 la pittura diventa un territorio di sistematica indagine personale e il tirocinio si applica alla frequentazione del paesaggio, del ritratto e della figura, temi nei quali la superficie tende già a dilatarsi inglobando fenomeni di energia in evoluzione; l’artista rilegge in un registro lirico le urgenze per lei più sperimentali, facendo proprie e manipolando le parvenze esterne, le visioni ordinarie e creando un luogo (la pittura stessa) dove realtà, fantasia, colori, stesure si fondono con naturalezza. Lo fa con sapiente dosaggio degli ingredienti formali, alimentandoli con un pervadente respiro poetico dentro una composizione che vive sul crinale tipico di un sogno ad occhi aperti, in cui realtà e illusione collimano.

    La traiettoria lungo cui si articola la maturazione della ricerca sviluppa una serie di varianti pienamente connesse al valore strutturante del segno, in un’immagine che sollecita il fruitore ad assaporare i colori di natura; questi sono liberamente rielaborati in circostanze percettive, capaci di trasmettere il senso di emozioni e stati d’animo, che hanno costituito il motivo d’avvio del processo creativo, la genesi dell’opera stessa. È il periodo in cui la pittura esplora l’essenza delle cose (campi, fiori, orizzonti, colline, tramonti, ritmi di vita nell’agglomerato urbano) trascinate nello schermo pittorico come parvenze di realtà, simulacri di presenze ridotte a pura allusione di fisicità dentro una griglia gestuale che registra la percezione dell’esistente, riflettendolo poi allo sguardo del fruitore in un colloquio diretto, fatto di parole scritte nella sostanza cromatica, nella leggerezza dei toni, carichi di combustibile per un viaggio nella trasparenza sognante e nella profondità enigmatica del dipinto.

    Paola Martinella, originaria di Coseano (in provincia di Udine) e residente a Feletto, è artista che si dedica alla ricerca da oltre quarant’anni con impegno crescente nello studio dei movimenti artistici contemporanei e in una sintesi personale, da anni ormai pienamente riconoscibile nell’ambito delle esperienze informali. È stata presente in diversi centri dello scenario europeo, in rassegne importanti anche presso gli Istituti Italiani di Cultura di Austria, Germania, Polonia, Slovenia e Ungheria.

    Nella fase progettuale della sua ricerca produce un’azione d’indagine retrospettiva e va a prelevare nello scrigno della memoria fatti, personaggi e vicende che traduce in puri fenomeni di segno e di luce. La pittura si fonda su una partitura della superficie che imbriglia lo spazio in un reticolo di pennellate, con cui la sostanza del visibile diviene essenza dell’appena percettibile. In effetti, l’opera dell’artista si attesta su quel crinale dal quale spesso deborda verso l’allusione di tipo naturalistico (in certi colori è presente l’atmosfera registrata nel paesaggio a lei familiare, quello del Friuli collinare) oppure verso l’astrazione pura, in cui è possibile cogliere il guizzo perentorio di trasparenze come metafore di profondità; in alcuni casi all’occhio dell’osservatore si prospettano consistenze materiche come elementi strutturali di una realtà formata dalla fantasia dell’autrice, che intesse stesure con tracce di luminosità variabile dentro un contesto cromatico quanto mai ricco di umori.

    Negli esiti più recenti Paola Martinella conferma che, sullo sfondo della sua cultura, il centro è occupato soprattutto dalla presenza seducente di Afro. L’artista costruisce una griglia di pennellate che creano in ogni quadro i presupposti per un evento di luce, portata a innervare le corsie cromatiche, dove si evidenzia con chiarezza la trama costitutiva della superficie dipinta. L’opera nasce per un complesso di stesure sovrapposte che animano trasparenze e corposità con le quali si alternano le scansioni interne della tela. L’immagine risalta per via di quella sistematica emergenza del bianco o del giallo che creano momenti di accensione nell’universo dilatato di Paola Martinella. Il repertorio cromatico è quanto mai ampio e sviluppa una serie di sotto-toni in cui solitamente digrada la tinta dominante. In tal modo il colore si rivela come riverbero autentico d’emozione, che si veicola nel pigmento, disposto a una duttilità fisica capace di rispondere al ricco mondo interiore dell’artista.

    Quando la voglia di racconto sfuma fino alla disgregazione completa anche dell’allusione figurale, il dipinto si presenta come un piano reso effervescente da fonti luminose che si muovono in profondità dentro un flusso continuo di materia incandescente.

    Nel segno e nel gesto il disvelamento del mondo interiore

    Dagli anni ’90 in poi il gesto espansivo, veloce, è incardinato in una strategia mentale che “vede” in anticipo la strutturazione complessiva del quadro senza ovviamente poter conoscere la sua veste definitiva; la dinamica costruttiva si fonda su quello stato di equilibrio (tra segno e massa, chiaro e scuro, toni alti e bassi dell’impasto) che l’artista sa imprimere alla sua opera, immaginandone lo sviluppo anche di fronte alla tela bianca. Qui l’azione creativa si è allargata diffondendosi da un unico nucleo generante, all’interno dell’opera, sino al fatto che tutta la superficie diviene un grande epicentro dell’evento. In ogni dove, l’incandescenza della materia cromatica lascia emergere evidenze di scie luminose, incanalate in andamenti vagamente geometrici, granularità corpose, stesure in cui l’emozione è affidata al potere allusivo del nero. Questo talora si dispone in filamenti a percorrere porzioni di quadro in una sorta di racconto, che poi svapora dentro la combinazione di flussi apparentemente cangianti, innescati dal rapporto stretto fra segno e colore.

    Le forme magmatiche e i contrasti tonali paiono spesso materia in atto evolutivo verso approdi formali, riconoscibili in un sistema strutturato per colpi di luce e traiettorie gestuali, che imbrigliano lo spazio dandogli la definitezza necessaria a contenere l’evento pittorico stesso. Paola Martinella risponde sicuramente ad empiti interiori adeguando la temperatura del quadro a quella del suo animo, sottoposto ai flussi mutevoli di un umore che si va variegando nel corso dell’esistenza; in tal maniera in diverse opere invade con maggior energia la tela conducendo l’indagine sul fatto emotivo, senza tralasciare il governo razionale della massa cromatica. Ciò si realizza anche laddove tende a ridurre la scelta dei colori a quelli fondamentali, blu, rosso e giallo, schiarendoli in una serie ampia di opzioni che rendono la tela un luogo di incanti molteplici, di magie cangianti, di trasparenze allusive e profondità reali. E l’uso del dripping, talora insistito fino alle soglie della scrittura, è dosato sulla necessità di bilanciare la pennellata fluida e sciolta con i rivoli del colore

    che si muovono puntando a rivelare la propria intensità; in alcuni punti la stesura delle campiture è volutamente sommaria e lascia, per questo, trapelare la luce, che trova la possibilità di filtrare e di estendersi.

    Nei suoi quadri c’è una connessione profonda tra il paesaggio esterno e quello interno, con un’adesione precisa ai fenomeni di natura, capaci di essere fonti ispiratrici davvero feconde. La fisicità del mondo viene trasfigurata e reinterpretata alla luce di un deciso senso del colore, come testimonia la recente rassegna personale presso l’Atelier De Martin di Codroipo (Udine).

    Enzo Santese